sabato 26 ottobre 2013

UPON REQUEST*

Se Lightning Bolt, il nuovo disco dei Pearl Jam, fosse una macchinina di quelle con cui si gioca da piccoli, si potrebbero dire 2 cose:

1) probabilmente avrebbe uno sportello che manca, uno dei due posteriori o quello del bagagliaio. perché quando finisce resti lì a pensare che avresti voglia di ancora una canzoncina e mezzo. cosa che con il precedente, che dura 11 minuti di meno, a tutt'oggi non mi è ancora successa.

2) i pezzi del telaio non sarebbero tutti dello stesso colore, con quell'effetto vagamente arlecchinesco che hanno le automobili in cui si è giustamente dato la precedenza al risparmio pescando il ricambio dallo sfasciacarrozze invece che sottostare alla dittatura del monocolore.

parcheggiata la metafora iniziale, quanto al punto 1 può darsi sia perché Backspacer viene detto come il loro disco più ottimista e in pace con sé stesso, quindi non dovrebbe sorprendere che io mi ci ritrovi poco; mentre per il punto 2 ben vengano le palle lanciate a effetto invece che solo lungo una linea dritta, visto che son quasi vent'anni che questi signori di tanto in tanto espandono la mia comprensione su come si può cucinare un bel ritmo.

i ruggiti ci sono, ma non è un disco in cui ci si batte il petto. insomma, direi spavalderia zero. che sia per questo che da più parti lo accusano di essere un disco moscio? a questi signori la vita ha insegnato a scrivere canzoni che confortano, non riesco a trovarci niente di sbagliato.

Genova, Autunno 2013








*the little fairy for which this was written shall remain nameless; it's not like she needs reminding, as far as I can tell she knows quite well who she is.