sabato 14 gennaio 2017

Le vite liquide dell'era atomica

le parole sono tutto fuorché eteree,

come violenza
infrangono il silenzio
entrano nel mio piccolo mondo con uno schianto
(Gahan, Dave)

ma è sicuro,
o almeno non credo ci sia nessuno disposto a negare,
che almeno in origine sono un fenomeno gassoso,
tavolette, papiri e inchiostro sono arrivati dopo.

immagino anche che nessuno si sognerebbe di negare la qualità puramente solida delle emozioni e sensazioni,
roba di pancia,
che ti succede dentro la carne.

se non ricordo male passare dallo stato solido a quello gassoso era stato battezzato come sublimazione,
ed è un po' come fare due mosse in una volta sola,
diversamente dall'opzione scioglimento+evaporazione.

roba da alchimisti la sublimazione,
fuori moda.

il passaggio diretto solido -> gassoso,
da molto tempo viene ottenuto come risultato delle bombe migliori nel vero senso (it is well known my favourite bombs are loaded with thc and not uranium or stuff of that kind) della parola,
ma quello che credo sia importante sottolineare qui,
perché penso utile da tenere presente in mezzo al caleidoscopio dei momenti,
è che essendo proprio in mezzo tra il Sentire e il Dire,
quella roba chiamata coscienza, consapevolezza o tanti altri nomi a seconda dei gusti e del contesto,
forse non soltanto può,
ma deve,
essere considerata come un fenomeno liquido,
il lago acuminato che sta all'opposto del mare dolce in cui trovava sollievo quel grande eroe dell'umanità che è stato Giacomino,
e come tale va affrontata.

non sono io che posso dire quali conseguenze questo comporta,
il post non aspira ad essere nulla più che una pillola di epistemologia spendibile nel contesto di un aperitivo,
ed esistono svariate trattazioni rigorose della faccenda,
troppe e da punti di vista anche abbastanza diversi perché io provi ad elencarne.

devo però specificare che è per puro caso che scrivo queste righe quando è morto da poco il grande teorico del pensiero liquido,
di cui non ho mai letto niente,
ma che piaceva molto a più d'una delle persone che conosco,
perché se mi sono fatto un'idea non fuorviante lui puntava molto più in alto,
e non potendo stare al passo con i tempi ("sul pezzo",
come direbbe un mio collega),
invece che presentarmi maleducatamente in ritardo,
cerco di mantenere la sintonia con i fusi orari dell'esistenza.

i testi contenuti ne Gli archetipi dell'Inconscio collettivo mi pare che abbiano ormai quasi un secolo,
quindi se all'aperitivo tirate fuori questo genere di riflessioni fatelo non per essere sul pezzo,
ma per lucidare quella Vecchia Scuola (il panta rei d'altronde è dietro l'angolo) cara a tutti noi fan dei Public Enemy,
visto che su cosa sia La Buona Scuola che sempre di questi tempi si è sentito molto strombazzare,
c'è (magari non giustamente,
ma inevitabilmente) ancora molta confusione e molto disaccordo.

credo che non sia nemmeno a due cifre,
il numero della percentuale di professori di italiano che quando propinano L'Infinito ai loro pupilli esplicitano il collegamento con la tecnica (proibita o comunque caldamente sconsigliata a quelli come me) della meditazione.
Io non potrei non farlo,
ma come conseguenza consiglierei di leggere Le porte della percezione,
e non voglio immaginare che tipo di reazioni una mossa del genere susciterebbe nel corpo genitoriale,
che è il motivo per cui non mi affliggo del mio stimare il numero come inferiore a 10%.

allora quindi,
magari,

Viva i Cattivi Maestri

che a tradurlo nel linguaggio del web 2.0 probabilmente verrebbe fuori qualcosa del tipo Bad Teachers For The Win!