sabato 4 aprile 2015

Not with a whimper, but with a boom

Non saprei dire quanti anni siano passati da allora, sicuramente l'anno cominciava già con il 2 invece che l'1, era un 25 o 26 di dicembre e mi trovavo su un treno diretto a Milano; uno di quelli belli che impacchettano le persone a gruppi di sei invece che svariate decine tutte insieme.
A un certo punto il treno rallenta sensibilmente, si ferma, riparte lento, si ferma di nuovo e resta fermo. Dopo poco nello scompartimento parte la - molto milanese - lamentela del "ma perché non ci stiamo muovendo" con ad accompagnare una manciata di ipotesi sui possibili motivi incluso il suicidio di qualcuno. Ipotesi questa che viene commentata, molto poco gradevolmente, con qualcosa non troppo dissimile da "ma non poteva scegliere un altro modo?" (sottinteso: così non ritardava il nostro treno).
E qui mi vedo costretto a intervenire dicendo "beh, è uno dei metodi più sicuri dal punto della riuscita. se uno si vuole suicidare, poveraccio, gli ci manca solo provare, non riuscire, e ritrovarsi ancora vivo e pure con la fedina penale sporca".
La cosa suscita l'interesse dei compagni di scompartimento che mi chiedono delucidazioni ed ecco che devo far ricorso a tutte le mie forze mentali per cercare di trovare le parole giuste (impresa disperata quando lo stomaco è impegnato ad elaborare un pranzo festivo) che si usano nel linguaggio legale per spiegare la faccenda. me la cavo in qualche modo (naturalmente uno non all'altezza del voto preso a suo tempo in università nell'esame di Diritto) convogliando il concetto (a volerla tagliare col coltello suona più o meno come "nel momento in cui una persona non è più interessata alla propria incolumità risulta potenzialmente pericolosa anche per l'incolumità degli altri componenti della comunità di appartenenza").
Dopo quello che sembra essere successo con l'aeroplano Barcellona-Dusseldorf so che, se mi ricapitasse di trovarmi nella stessa situazione, la spiegazione ai compagni di scompartimento sarebbe molto più semplice.

Lasciando da parte l'insostenibile pensiero della situazione in cui le 149 vittime dell'incidente si sono trovate, la cosa che più mi colpisce è quanta attenzione e quanto torbido rimescolamento ci sia stato, nei mezzi di comunicazione di massa, sulla depressione e sulle tendenze suicide, un po' troppo in stile "dagli all'untore" (o, per dirla in altra maniera, molto poco empaticamente, un po' come quella compagna di scompartimento infastidita dal ritardo e totalmente disinteressata dall'aspetto tragico che inevitabilmente deve essere all'origine della scelta di porre fine alla propria vita) mentre quasi ovunque è passato sotto silenzio un dettaglio che a me sembra non indifferente:
Prima dell'11 settembre 2001 l'unico paese del mondo in cui (comprensibilmente, trattandosi di un paese praticamente in stato di guerra civile) la cabina di pilotaggio degli aeroplani si chiudeva con una blindatura degna di una cassaforte era Israele.
Quasi sicuramente se in tutto il Nord del mondo non ci si fosse affrettati a velocità smodata a blindare tutto il blindabile, l'aspirante suicida col botto non sarebbe riuscito a concretizzare il suo piano.

Dubito fortemente, purtroppo, che tra le conseguenze di quanto appena accaduto ci sarà un ritorno a delle serrature meno estreme. saremo anche una specie molto inventiva, ma almeno da qualche migliaio di anni siamo sicuramente una specie molto poco saggia e con una comprensione davvero labile di quello che la statistica e le probabilità ci raccontano sul mondo che abitiamo.

p.s.
spero che gli affezionati a The Hollow Men non me ne vogliano per il titolo che ho scelto di dare a questo post.

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